Se qualcuno avesse mai avuto qualche dubbio su quali sono le posizioni dell’attuale governo sull’emergenza climatica, l’ultima dichiarazione di Silvio Berlusconi non lascia margini di interpretazione: “assurdo parlare di emissioni quando c’è una crisi in atto: è come uno che ha la polmonite e pensa di farsi la messa in piega” Queste parole riassumono la posizione dell’Italia alla conferenza internazionale sul clima di Poznan. Si è aperta in questi giorni a Poznan, in Polonia, la 14/a Conferenza Onu sul clima, con l’obiettivo primario di trovare un accordo e un profilo di intenti comune a tutti i Paesi per risolvere l’annoso problema dei cambiamenti climatici e arginare i danni dell’effetto serra sul Pianeta. Un anno di tempo per salvare il Pianeta, con questo termine bene in mente e con il quale fare i conti hanno aperto i lavori gli 11.000 partecipanti al summit di Poznan, tra cui si contano i delegati di ben 186 Paesi. Non appena sono cominciate ad arrivare le prime notizie sull’andamento della conferenza queste fosche previsioni hanno tristemente trovato conferma, come scrive Antonello Pasini: Non è un gioco, sia pure di alto contenuto intellettivo come gli scacchi, ma si tratta di negoziare il futuro della salute del pianeta (e anche della nostra salute). Tuttavia, “stallo” è la parola giusta per descrivere quanto sta accadendo alla Conferenza di Poznan sul clima globale. Quando ad incontrarsi sono le delegazioni governative, non si fa scienza ma negoziazione internazionale. E in questo ambito le strategie politiche sono molto accorte. La svolta di Obama è diretta verso la costruzione di una economia a basso impatto ambientale come strategia per combattere la crisi economico-finanziaria globale. Sembra che anche la Cina sia in sintonia con questo approccio, come pure, ovviamente l’Europa (non parliamo, per favore, dell”Italia e delle ultime “pensate” del governo: vedi il post di Gianluca Salvatori…). E allora perchè questa situazione di immobilismo a Poznan? Semplicemente perché la squadra/delegazione USA è ancora quella di Bush e la Cina non vorrà fare il primo passo senza l’appoggio degli USA… E proprio dagli Usa in apertura della conferenza è arrivato il videomessaggio di Arnold Schwarzenegger, governatore della California, riportato da Ecoalfabeta: Il governatore della California Schwarzenegger ha inviato un messaggio video alla conferenza di Poznan, tra l’altro dichiarando: «Non abbiamo alcuna intenzione di tirarci indietro dal nostro storico impegno a combattere il riscaldamento globale perchè l’economia ha subito un rallentamento. C’è un maggiore rischio economico nel mantenere lo status quo, negli sprechi energetici, nel bruciare combustibili fossili e nel distruggere foreste che non nel combattere i cambiamenti climatici attraverso le energie rinnovabili e la conservazione delle foreste. Ci sono alcuni che dicono che non ci possiamo permettere di combattere il riscaldamento globale mentre le nostre economie sono in difficoltà, ma è vero proprio l’opposto. Le regole verdi che aiuteranno a salvare il pianeta serviranno anche a ravvivare le nostre economie. Tutti gli studi mostrano che il nostro approccio risparmia il denaro dei consumatori e crea migliaia di posti di lavoro.» Chissà se l’armata Brancaleone dei nostri ameni governanti ha visto questo video (e chissà se hanno capito quello che ha detto, visto che ha parlato in Inglese…) Cambiamenti Climatici definisce gli Stati Uniti il convitato di pietra della Conferenza di Poznan: C’è un convitato di pietra, al vertice climatico delle Nazioni Unite, che si è aperto ieri a Poznan, in Polonia. È il prossimo inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, i cui propositi ambientali - dalla campagna elettorale agli allori della vittoria- non sono cambiati: quando si tratterà di negoziare un regime di taglio obbligatorio delle emissioni- serra, assicura il presidente eletto, gli Stati Uniti faranno la loro parte. Tutto il contrario di quel che è successo negli otto anni di amministrazione Bush che, per altri cinquanta giorni, tiene ancora lo scettro del comando al tavolo delle trattative internazionali, chiamate ad architettare qualcosa di meglio del Protocollo di Kyoto.Non è colpa del convitato di pietra, se Poznan servirà a poco o a nulla. Si sapeva già un anno fa quando, nel chiudere le porte del precedente vertice di Bali, le diplomazie ambientali di tutto il mondo davano per scontato questo sconveniente scarto temporale fra i primi di dicembre (il mese designato per i summit climatici, da 14 anni a questa parte) e il 20 di gennaio, data dell’inaugurazione presidenziale. Anzi, è forse per questo, se il vero obiettivo indicato a Bali è stato quello del 2009, quando i 190 Paesi del mondo si incontreranno a Copenhagen- ovviamente a dicembre - per firmare l’omonimo trattato, che dovrebbe sostituire Kyoto dal 2012. Intanto si è quasi alle battute finali della conferenza, e sembra che sia stato pressoché raggiunto un accordo che accoglie buona parte delle obiezioni che l’Italia ha portato avanti in questi giorni. RiassumeBlogeko: All’apparenza non saranno toccati gli obiettivi 20-20-20, ovvero ridurre entro il 2020 le emissioni di gas serra del 20%, e raggiungere una quota del 20% per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, ma in realtà non è proprio così che è andata. La partita sull’approvazione della direttiva si giocava tutta sull’emissions trading system, il sistema attraverso il quale è possibile acquistare altrove il “proprio diritto a inquinare”. E soprattutto Italia e Germania si sono battute affinché questo non penalizzasse i propri settori industriali. Ci sono riuscite? Secondo il Wwf sì. “Al Consiglio Europeo di Bruxelles non abbiamo visto leader” si legge in un comunicato dell’associazione ambientalista “ma solo dei politici europei, persi nella difesa degli interessi particolari delle proprie industrie. Così facendo hanno danneggiato in modo grave l’idea di Europa, oltre che il pacchetto Clima”. Secondo la bozza approvata oggi, infatti, il sistema dovrebbe partire dal 2013 e prevederà una certa gradualità nel processo di estensione delle quote di emissioni a pagamento - per la gioia dell’Italia. Si passerà, per le industrie giudicate non a rischio di delocalizzazione, dal 20% nel 2013 al 70% nel 2020, ma nel 2025 si arriverà al 100% dei diritti di emissione a pagamento, cioè bisognerà pagare tutto il dovuto per aver il diritto a inquinare. E più oltre: Infine l’Italia. Il nostro paese è riuscito a ottenere l’inserimento di una clausola di revisione per il 2010 sull’intero pacchetto, sulla base dell’impatto della direttiva sulla competitività industriale. Una vittoria parziale visto che, se sarà confermato il contenuto della bozza, la clausola prevede la possibilità di revisione al regime di “codecisione”, cioè senza possibilità di opporre veti, e vista anche la posizione iniziale del Governo Berlusconi che intendeva rimandare l’approvazione della direttiva all’avvenuta risoluzione dalla crisi economica. Illuminante la dichiarazione rilasciata dal premier Silvio Berlusconi sui motivi che l’hanno portato a ritirare la minaccia del veto sull’accordo, riportata da Verdenero: Direte voi: si è rinsavito? Ha capito finalmente la posta in gioco? Neanche per sogno, Berlusconi dice: “Non posso opporre nessun veto sulla questione del clima, perché non posso fare la figura del cattivo nei confronti di una sinistra che utilizzerebbe questa mia posizione per fare lotta politica e degli ambientalisti”. Poi in realtà dice che il motivo sta nel fatto che l’Italia ha ottenuto l’80% di quello che aveva chiesto. La preoccupazione era infatti per le nostrane industrie manifatturiere. Le nostre imprese, ha dichiarato ripetutamente Berlusconi, bisogna tutelare le nostre imprese! Dimenticando forse che se continuiamo di questo passo ci sarà ben poco da tutelare - Stern docet. L’Italia insomma esce da questa conferenza con un ruolo da protagonista di primo piano, ratificato anche da un premio guadagnato sul campo: Fossil of the Day. L’Italia sul podio? Prima?!? Peccato che il riconoscimento sia il Fossil of the Day Award, che Il “premio” istituto per la prima volta nel 1999, durante la conferenza mondiale sul clima di Bonn, il «Fossile del giorno» viene assegnato quotidianamente a uno o più Paesi che, secondo la giuria, si sono distinti per le loro azioni di disturbo, o addirittura di sabotaggio, al processo negoziale sul clima. La motivazione? Non rimane a questo punto che aspettare Copenaghen, sperando che il cambio della guardia alla Casa Bianca possa portare davvero ad una svolta.Si è quasi concluso il vertice di Poznan sugli accordi preliminari per il nuovo protocollo sulle emissioni che andrà a sostituire quello di Kyoto. Vediamo come è andata coi commenti di alcuni blog.
La conferenza si è aperta il 1 dicembre e andrà avanti sino al 14, per cercare un accordo sul documento che dovrà essere firmato l’anno prossimo a Copenaghen.
Ecologiae spiega di che si tratta:
Dopo aver tracciato le linee guida nella road-map di Bali, in Indonesia, l’incontro di Poznan risulta di un’importanza cruciale, dal momento che da qui a un anno si svolgerà l’appuntamento clou delle varie trattative, con la stipula a Copenaghen delle nuove direttive da seguire quando nel 2012 scadrà l’attuale protocollo di Kyoto.
A differenza dell’atmosfera che si respirava a Bali, quella polacca è un’atmosfera viziata e fortemente pregiudicata dallo spettro della crisi economica incombente, che spinge molti Paesi, primo tra tutti proprio l’Italia, a fare un passo indietro sulle promesse che salvaguardino l’ambiente.
Spiega di che si tratta Memorandom:
viene assegnato al Paese che si distingue per la peggiore politica nei confronti dei combustibili fossili e l’Italia l’ha appena vinto alla conferenza sul clima di Poznan.
«L’Italia è convinta di riuscire a minare alle basi la conferenza di Poznan con i suoi complotti -si legge nella sferzante conclusione delle motivazioni-, tanto che i suoi ministri affermano che prima della prossima conferenza di Copenhagen tutti gli obiettivi dovranno essere ridefiniti. L’Italia è molto intelligente, ma il CAN ( Climate Action Network, la rete internazionale di oltre quattrocento associazioni non governative che partecipano ai lavori della conferenza) ha occhi dappertutto. E così, Fossili per voi!».
Nessun commento dalla delegazione italiana…
L’Italia alla conferenza sul clima di Poznan
Etichette: Ambiente, Notizie dall'Italia, Politica ed Istituzioni
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Luciano
giovedì, gennaio 29, 2009
E ci tocca aspettare Caro Davide.
Lo sai che a La Spezia ho abitato e vissuto per un pò di anni? La cosa che più odiavo però erano i vigili. Mamma mia erano una cosa tremenda per le multe che poi non pagavo grazie ai ricorsi.